Napoli vista con gli occhi di uno studente universitario, con tutte le sue mille sfaccettature, tra folklore e cultura, tra mare e vicoli, tra cibo e persone...per vivere anche da lontano questa fantastica realtà!
sabato 8 settembre 2012
Piazza del Plebiscito e le sue storielle
La piazza più grande e bella della città, dimora del re e delle feste cittadine, ora luogo turistico, romantico e a volte arena degli scugnizzi, muniti di supersantos e schiamazzi.
Nel 18° secolo c'era ancora povertà e fame tra il popolo, e il marchese De Sade installò al centro della piazza un grande obelisco, con alla sommità polli e galline, un lusso per quella gente affamata, che si sfidava ad arrampicarsi fino alla cima per ottenere il premio. Era il "Palo della cuccagna", e il marchese De Sade godeva del brutale spettacolo del volgo in lotta per il cibo.
Ora questo palo non c'è piu, ma ci sono ancora le due statue equestri a centro piazza, la cui storia è interessante. Si racconta che la Regina una volta al mese desse la possibilità a un prigioniero di ottenere la salvezza. Doveva "solo" percorrere la piazza dal Palazzo Reale, dritto verso la Basilica, passando per i due cavalli. Il tutto bendato. Sembra una cosa facile, ma raramente i prigionieri ottenevano la salvezza, complice la pendenza del pavimento, o, per i più sognatori, della maledizione della Regina.
Tuttora è un gioco che fanno tutti i turisti, incuriositi dalla prova. Io l'ho fatto 4 volte, tutte con esiti negativi. All'ultimo tentativo mi sono ritrovato al caffè Gambrinus, alla destra della piazza!
Il popolo napoletano è dissacrante anche con i suoi regnanti passati. Celebre è la storiella che si racconta riguardo le ultime 4 statue del palazzo Reale. Non esiste una versione ufficiale, ma si tramanda di padre in figlio. Mio padre me la raccontò quando ero ancora un bambino, e ora io la racconto ai miei amici forestieri quando vengono a Napoli.
Dai gesti e dalle espressioni sembrerebbe che dicano:
-Carlo V: "Chi ha pisciat a terr?" (chi ha orinato a terra?)
-Carlo III di Borbone: "Nun sacc nient" (io non ne so niente)
-Gioacchino Murat: "So stat ij... e allor?" (sono stato io, e allora?)
-Vittorio Emanuele: "Tagliatec 'o pesc!" (eviratelo!)
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