domenica 30 settembre 2012

Quando i bambini puliscono le strade...

Che sia una delle città più belle d'Italia è assodato. Che  non tutti i suoi cittadini siano campioni di civiltà, purtroppo, lo è ancora di più.
E' triste trovare bottiglie di vetro, mozziconi di sigaretta e cartacce vicino a monumenti e palazzi storici.
Certo, gli addetti alla pulizia ci sono, ma non sempre svolgono bene il loro dovere. E ci si ritrova, spesso, di fronte a immagini di degrado e incuria.

Qualche giorno fa ho assistito a un evento piacevole: una comitiva di bambini piccoli guidati dalle loro maestre, in giro per il centro storico con buste e guanti, con lo scopo di raccogliere i rifiuti semplici dalle strade. E non è la prima volta. Vestiti vistosamente con cappellini e magliette gialle, hanno raccolto mozziconi e cartacce, e ad ogni "fortunato" ritrovamento urlavano "Eccolo!" e lo portavano alle maestre. Avendo ripulito pure la piazza dove sorge la mia Università, le loro urla distoglievano lo sguardo dallo studio, ma erano pur sempre bambini, e i loro intenti e risultati sono stati ottimi.

Credo che le persone con un minimo di senso civico debbano prendere esempio da quei bambini, e le scuole dovrebbero continuare e incentivare questi programmi di studi sociali, educando i bambini alla pulizia e alla civiltà, prendendo esempio dalle scuole che già lo stanno facendo.

lunedì 24 settembre 2012

"Non è vero, ma ci credo." ... oppure no???

Matilde Serao diceva che la scaramanzia nacque a Napoli, mischiando credenze e superstizioni delle altre popolazioni, e portandole all'eccesso. Processo dovuto all'ignoranza e alla credulità dei Napoletani del XVIII secolo, crogiolo di sventure e calamità.




Ad essa è legato il culto degli amuleti contro la sfortuna: si va dal diffusissimo corno rosso anti-malocchio, alle corna, passando per l'aglio e gli atteggiamenti grotteschi dovuti alla paura.
Ormai la scaramanzia è un marchio legato a Napoli, e ha messo radici sino a diventare parte integrante del folklore e della commedia alla napoletana. Non a caso uno dei simboli di questa città, Totò, ha interpretato lo jettatore, ovvero lo sfortunato possessore della sfortuna, alla larga dalla quale deve stare la popolazione.

Tuttavia sto constatando che spesso si tratta di abitudine e non di vera credenza, come un'osservanza alla propria cultura. Gli stessi giornalisti partenopei, mostrando osservanza alla superstizione, chiesero al leader del Napoli Calcio, Marek Hamsik, se fosse preoccupato di indossare il numero 17, storicamente carico di sfortuna (risale addirittura agli Egiziani...), ma il giocatore vede nel numero il suo portafortuna. Ironia della sorte, sta portando davvero fortuna!

Alla stazione di Montesanto della metropolitana c'è un bel graffito raffigurante un corno rosso dalle sembianze umana e la scritta: Non è vero, ma ci credo. Chiaro il riferimento all'omonima commedia di De Filippo

E proprio parlando con alcune persone, di varie generazioni, ho riscontrato l'applicazione pratica di questo concetto. Mi sembra che la scaramanzia sia diventata una specie di gesto involontario, come un riflesso condizionato.
Una signora di mezza età di mia conoscenza mi ha fatto vedere il suo gatto tutto nero, ma con una strisciolina bianca sul dorso. Ha detto: "non sono scaramantica, ma un poco bisogna esserlo...giusto un pò...". Facile immaginare che non avrebbe preso il gatto se fosse stato interamente nero.

L'imbianchino che ha lavorato a casa mia, ha detto chiaramente che non sarebbe passato sotto la scala dell'impalcatura che occupava tutto il corridoio. Ha preferito spostare tutta l'impalcatura e poi passare. Gli ho chiesto il perché di quell'attegiamento, e ha risposto: "Non si può mai sapere..."



E se la scaramanzia pervade la vita quotidiana, come può mancare nel tifo della squadra della città più folkloristica d'Italia? Allo Stadio San Paolo, in occasione della partita di Champion's League del 2012, Napoli - Chelsea, alcuni tifosi hanno pensato bene di munire lo stadio di un corno gigante scaccia-sfortuna. E direi che ha portato bene...la partita finì 3 a 1 per gli azzurri!


Ho chiesto ad alcuni bambini che giocavano a pallone in piazza se credessero alla sfortuna, ma evidentemente, non avevano mai sentito parlare di scaramanzia. E sono tornati a giocare a pallone. Sembrerebbe che con il passare del tempo si sta perdendo quest'usanza della scaramanzia, basti pensare che anche chi ci crede ormai non è più schiavo di essa, come accadeva nell'Ottocento, quando esisteva addirittura la professione del Cacciatore di Malocchio.
Rivolgendo la stessa domanda a un vecchietto in metropolitana, ho ottenuto una risposta geniale: "so tutte fessarìe!".
Il progredire della società e il diffondersi della cultura ha maturato un atteggiamento più razionale della gente nei confronti della scaramanzia, senza però abbandonarla del tutto. Il rispetto della tradizione e il gusto per il folklore fa sopravvivere l'antica superstizione, magari con qualche grattatina qua e là e con qualche semplice accorgimento. Perché, tutto sommato, come disse Edoardo De Filippo, 

  "essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male."



mercoledì 19 settembre 2012

"San Gennà, facc 'o miracol"

E' successo di nuovo, stamattina 19 settembre 2012, il "MIRACOLO": si è liquefatto il sangue di San Gennaro. Questo è uno degli eventi più attesi dal popolo napoletano, che si ripete ogni anno in questa data.


Il sangue sarebbe contenuto in un'ampolla d'oro, tenuta nella Basilica di Santa Chiara. Nel giorno del miracolo, viene trasportata dalla Basilica al Duomo dal Cardinale Sepe. La folla è immensa, nonostante si tratti di un tragitto di poche centinaia di metri. La liquefazione avviene nel Duomo, e il Cardinale lo annuncia a gran voce. Il miracolo avviene, contemporaneamente, anche a Pozzuoli, nella Chiesa di San Gennaro, dove c'è la pietra sulla quale fu decapitato il martire. Il giorno del miracolo, si liquefà anche il sangue presente sulla pietra.


La prima liquefazione del sangue del martire di Pozzuoli risale al 1389, quasi un secolo dopo la sua morte.
Ai giorni nostri è un evento periodico, che si tiene a Settembre e a Maggio. E' un evento tanto atteso perchè legato alla superstizione napoletana: si crede che il mancato scioglimento del sangue sia di cattivo auspicio.
Il folklore attribuisce alla mancata grazia eventi come l'eruzione del Vesuvio, carestie ed epidemie, assedi militari e ondate di monnezza
Che si tratti di miracolo o di reazione scientifica, è tuttora un mistero. I più razionalisti cercano di dare spiegazioni scientifiche: lo scioglimento potrebbe essere dovuto allo spostamento dell'ampolla tra le due chiese, spostamento che mette in moto le molecole del sangue, portandole al cambiamento di stato (reazione tissotropica). Oppure dovuto al calore emanato dalla folla di fedeli radunatasi nel Duomo. Sono stati provati nel corso dei secoli tanti esperimenti, come quello del Principe di Sansevero, misterioso alchimista, che riuscì nell'intento.


La devozione per il San Gennaro è immensa. Alla cerimonia della liquefazione sono presenti le sedicenti parenti del Santo, che invocano il miracolo, e se tarda ad arrivare, arrivano anche a urlare in chiesa e a sbraitare in confidenza col povero martire: "Jamm belle, Gennà...nun durmì...scetate!".
A San Gregorio Armeno e nei negozi di antiquariato sono numerose le effigi e le stuatue del Santo, realizzate dai ceramisti e dai presepari napoletani.


Che sia miracolo o no, non importa. Ciò che colpisce è lo spirito folkloristico del popolo, che vuole credere alla bontà del suo protettore!
E così, qualcuno, infastidito dalle insinuazioni avverse dei malparlieri, ha scritto sotto una statue del Santo:
"San Gennà, futtatènne!"

lunedì 17 settembre 2012

Metro 1: aperta stazione Toledo

A Napoli, si sa, costruire è un poco difficile, e anche per aggiustare una mattonella passano anni...vuoi per "interventi dall'esterno", vuoi per i problemi del sottosuolo vuoto ma ricco di reperti, anche lavorare alla linea della metropolitana è un'impresa epica.

Dopo anni di lavori, oggi 17 settembre 2012 è stata aperta al pubblico la stazione Toledo della Metropolitana di Napoli linea 1. Ubicata nel bel mezzo di Via Toledo, centro di passeggio e di shopping, vicina ai Quartieri Spagnoli,  la stazione si compone di tre uscite e una piazzetta rifatta. Tuttora è in costruzione un corridoio che porta a Largo Montecalvario, nel cuore dei Quartieri Spagnoli. Il corridoio sotterraneo sarà adornato delle fotografie dei volti dei cittadini realizzate da Oliviero Toscani.
Collega la stazione Dante a quella di Università (in attesa di Municipio, Duomo e Garibaldi).

E' inserita appieno nel progetto Stazioni dell'Arte, programma volto a rendere bella e turistica la permanenza nel sottosuolo.



Appena entrati, si notano reperti storici risalenti al XVI secolo: muretti in tufo romano, fatti costruire da Don Pedro da Toledo in occasione della prima urbanizzazione della strada.
Inoltre, grandi mosaici in stile antico rappresentanti una Napoli Pop, realizzati da Kentridge e Buccolieri.









Il tema è il giallo, e, come se si scendesse nel sottosuolo, troviamo il mare, l'azzurro scintillante dell'acqua, con motivi sinuosi a onda delle scale mobili, e decorazioni luccicanti sul soffitto. Un effetto fantastico. Ironia della sorte i lavori erano stati ostacolati anche dalla presenza di una falda acquifera. E, giocoforza, l'acqua è anche il tema principale della stazione Toledo.





I corridoi per accedere ai binari sono larghi, ancora con motivi marini e colori azzurri. Forse si respira un'atmosfera di freddezza, ma è di sicuro un piacere per gli occhi. 

In conclusione, direi che questa stazione è un gioiellino, così come la recente Università e le altre che stanno per essere ultimate.
Ci hanno messo un'infinità...ok...ma almeno hanno fatto un buon lavoro!
Il fatto che le altre stazioni dell'arte versino in ottime condizioni, fa ben sperare per la longevità di questa stazione.

mercoledì 12 settembre 2012

Coca Cola a Napoli: bollicine sotto al Vesuvio

Stavolta Coca Cola ha scelto Napoli come sede del suo nuovo spot del 2012.



Il furgoncino rosso si è insediato nel centro storico, a Largo Banchi Nuovi, una piazzetta dietro la sede storica dell'Orientale. Sinceramente non preferisco questa location, data il suo degrado e la sua "vecchiezza", considerato che a Napoli ci sono molti luoghi più affascinanti per girare uno spot.
Però è stata tirata a lucido: con qualche accorgimento qua e là, la piazza ha preso colore, ed è stata resa presentabile.



Lo spot (qui nella versione integrale) mostra una tavolata organizzata dallo chef Simone Rugiati, che riunisce la folla che passava di lì, incredula e meravigliata.
Il video mostra un'atmosfera accogliente e degna della napoletanità folkloristica: la musica tipica accompagna i festeggiamenti come fosse una festa di piazza, il tutto mentre al centrotavola ci sono bottiglie di Coca Cola.

Non potevano scegliere meglio per realizzare una pubblicità su un prodotto del genere. Viene fuori il carattere allegro e spontaneo dei napoletani. Adoro la vecchietta che, al minuto 1.01 invita la folla a battere le mani, o il suonatore di fisarmonica, tutti facenti parte di un bel quadretto stereotipato ma che agli occhi dell'Italia susciterà simpatia.

Poi il furgoncino va via, in silenzio, così come era arrivato. La Coca Cola ha portato allegria in città, e sa benissimo che il binomio tra la bevanda e la città continuerà a resistere, finché esisterà la pizza. L'accoppiata è perfetta, oltre che economica. Perfetta per gli studenti.

lunedì 10 settembre 2012

"Pizz e mandulin"

La città di Pulcinella vive sommersa dai pregiudizi di un'Italia superba e ignorante, e viene sepolta dagli stereotipi xenofobi di un popolo ingrato.
Uno di questi stereotipi, tuttavia, è piacevole e dà identità alla Città del Sole, che tra le altre cose, porta la nominata di "città 'ra pizz e 'o mandulin". E', forse, l'immagine più diffusa e vivace dell'Italia all'estero,  cartolina del Paese del buon cibo e della musica.

C'è chi pensa che a Napoli tutti cantino, o, addirittura, che tutti siano in grado di farlo, e che il Menu del giorno è sempre lo stesso: Pizza per primo, e pizza per dessert.

E' una simpatica esagerazione. Ma, vivendo la città, posso affermare che c'è del vero in questi stereotipi.




Innanzitutto, la musica a Napoli ha scritto la storia, e per musica si intende quella classica, patrimonio del folklore partenopeo e italiano, quella col mandolino, lo strumento per eccellenza napoletano.
Strade turistiche e frequentate come Spaccanapoli, Via Roma o Via Scarlatti (Vomero) pullulano di artisti di strada, perlopiù musicisti. Cantano canzoni napoletane di repertorio classico, e rendono le strade vivaci cartoline per i turisti.
Via San Sebastiano, che interseca Spaccanapoli, è famosa per i suoi numerosi negozi musicali, dove poter comprare un mandolino anche a 40 €.




Per quanto riguarda la Pizza, è innegabile che qui se ne fa un consumo smisurato, dovuto alla presenza di centinaia di pizzerie e pizzetterie, che offrono la versione economica della Margherita anche a tranci o a "portafoglio" (Margherita mini).
Fuori le Università ce ne sono moltissime, ed è il pasto più in voga tra gli studenti, perché veloce ed economico, oltre che buono.
La mangiano tutti, certo, anche se è solo uno dei piatti della cucina napoletana, che ha tantissimo altro da offrire (spaghetti, mozzarella, fritture, ...).
Allego questa simpatica foto che mostra come persino gli animali più scrocconi e insaziabili al mondo, nella fattispecie, 'e palumb (i piccioni), la mangiano!


sabato 8 settembre 2012

Piazza del Plebiscito e le sue storielle



La piazza più grande e bella della città, dimora del re e delle feste cittadine, ora luogo turistico, romantico e a volte arena degli scugnizzi, muniti di supersantos e schiamazzi.

Nel 18° secolo c'era ancora povertà e fame tra il popolo, e il marchese De Sade installò al centro della piazza un grande obelisco, con alla sommità polli e galline, un lusso per quella gente affamata, che si sfidava ad arrampicarsi fino alla cima per ottenere il premio. Era il "Palo della cuccagna", e il marchese De Sade godeva del brutale spettacolo del volgo in lotta per il cibo.

Ora questo palo non c'è piu, ma ci sono ancora le due statue equestri a centro piazza, la cui storia è interessante. Si racconta che la Regina una volta al mese desse la possibilità a un prigioniero di ottenere la salvezza. Doveva "solo" percorrere la piazza dal Palazzo Reale, dritto verso la Basilica, passando per i due cavalli. Il tutto bendato. Sembra una cosa facile, ma raramente i prigionieri ottenevano la salvezza, complice la pendenza del pavimento, o, per i più sognatori, della maledizione della Regina.
Tuttora è un gioco che fanno tutti i turisti, incuriositi dalla prova. Io l'ho fatto 4 volte, tutte con esiti negativi. All'ultimo tentativo mi sono ritrovato al caffè Gambrinus, alla destra della piazza!


Il popolo napoletano è dissacrante anche con i suoi regnanti passati. Celebre è la storiella che si racconta riguardo le ultime 4 statue del palazzo Reale. Non esiste una versione ufficiale, ma si tramanda di padre in figlio. Mio padre me la raccontò quando ero ancora un bambino, e ora io la racconto ai miei amici forestieri quando vengono a Napoli.
Dai gesti e dalle espressioni sembrerebbe che dicano:
-Carlo V: "Chi ha pisciat a terr?"  (chi ha orinato a terra?)
-Carlo III di Borbone: "Nun sacc nient"  (io non ne so niente)
-Gioacchino Murat: "So stat ij... e allor?" (sono stato io, e allora?)
-Vittorio Emanuele: "Tagliatec 'o pesc!" (eviratelo!)

giovedì 6 settembre 2012

"Il mio cuore scquacquaréa pe ttè!"

"Oggi non gioca solo "il Napoli". Oggi gioca una città che si stringe attorno alla squadra, ancora una volta. Perché qui c'è voglia di vivere un sogno, una favola. Sogni, buoni sentimenti, favole, tifo, correttezza: quello che servirebbe a tutti. Buona partita! "  (Fabio Caressa, telecronista Sky)



Non è solo tifo, è folklore. La passione non ha limiti: la domenica è il giorno dedicato alla partita e il lunedì è l'argomento di discussione degli uomini. Sono questi i giorni in cui si sente maggiormente l'attaccamento alla propria squadra. Se non segui il calcio, puoi accorgerti del risultato del Napoli saggiando gli umori della piazza. E' il colore di una città azzurra come il mare, che sfida lo strapotere delle nordiche, sia nel calcio che nella vita reale. Spettacolare è la celebrazione in città di una vittoria o di un trofeo!



 Memorabili sono le scene di festeggiamenti del primo e del secondo scudetto negli anni '90, quelli della recente promozione in serie A, culminando con le qualificazioni nelle competizioni europee e la vittoria della Coppa Italia 2012.


I festeggiamenti accendono l'inventiva dei tifosi, che tra fotomontaggi, striscioni e statuette, mostrano ironia e folklore. 



Molto simpatici e particolari sono le statuette da presepe di San Gregorio Armeno, che ritraggono anche personaggi del mondo dello spettacolo, tra cui calciatori. E queste sono tra le più vendute in una città come Napoli, che vive di calcio. La statua di Maradona è sempre presente, e ogni anno si aggiungono i nuovi calciatori azzurri. Quella di Lavezzi ora la vendono a metà prezzo: la svalutazione è una risposta ironica al suo addio. 
A questi sono affiancati anche giocatori-simbolo di altre squadre, ritratti in chiave parodica, come Del Piero che parla con l'uccellino della pubblicità!





Napoli è conosciuta anche come la capitale del tarocco italiano. E' certamente un luogo comune, vista la presenza di grandi marche e negozi ufficiali SSC Napoli, però è vero che sono molte le bancarelle colorate che vendono i simboli della fede azzurra. Ho visto diversi turisti, soprattutto asiatici, entusiasti di comprare sciarpe e magliette del Napoli a prezzi bassi,  il "pezzotto" made in Naples.





A dimostrazione dell'attaccamento della gente alla propria squadra, è facile trovare nei bar o nei pub della città noti prodotti, targati Napoli, come i succhi di frutta Y.oga, le patatine San C.arlo e la Birra M.oretti.

La passione per il Napoli a Napoli è fortissima, e a volte sconfina nel profano.
"Il fatto che il cielo è azzurro è un chiaro segno che Dio è tifoso del Napoli!"




lunedì 3 settembre 2012

Le leggende napoletane: il "Munaciello"

Napoli è densa di credenze popolari di materia mistica e oscura. Le tradizioni qui non si buttano via. Uno dei personaggi legati al folklore napoletano di maggior interesse è il Munaciello, uno spiritello dispettoso che si crede abiti nelle case vecchie del centro storico.



Indossa un saio e un cappellino rosso. Se benefico, si dice porti numeri vincenti a lotto (e a Napoli si sa quanto è sacro questo gioco), se malefico, indossa un copricapo nero e combina dispetti al padrone di casa, in stile "Poltergeist", rovesciando oggetti e facendo rumore.
La tradizione vuole che il Munaciello non provi interesse per i quartieri ricchi della città, e, soprattutto negli ultimi secoli ci sono testimonianze da parte del popoli riguardante quest'essere "mitologico".
Un elemento buffo della leggenda narra che al Munaciello piaccia toccare le belle figliole, e lasciava in cambio monete d'oro alla famiglia. Come detto sopra, se indossa un cappello rosso, porta fortuna, a patto che non venga divulgata in giro la sua presenza.

Si racconta che un avvocato non ne poteva più di questa presenza in casa sua, perchè gli disperdeva le carte processuali per dispetto. Decise di cambiare casa, e, caricati i bagagli sul carretto, se ne andò, cantando ed esultando. Quando, a un tratto, si sentì toccare dietro le spalle, si girò e trovò il Munaciello, che gli disse:
"Ah, cagnàmm casa?!"



Ad agosto 2011 l'ultimo singolare avvistamento.
Stavolta nel cantiere del Museo Archeologico di Napoli, dove un architetto aveva avvistato e fotografato il Munaciello, ribattezzato Caterina. Gli operai lamentavano già da tempo strani episodi, come i secchi d'acqua spariti e due vasi pregiati rotti.
Sono stati chiamati degli esperti del sovrannaturale, per controllare l'interno del Museo.


A Napoli la tradizione si mescola buffamente alla vita reale, per cui è difficile stabilire la veridicità di questi avvistamenti. Di certo, si tratta di un popolo il cui folklore non ha nulla da invidiare ai fantasmi della Scozia.

Napoli: un panorama mozzafiato, da 6 angolazioni

Il bello di Napoli è che ha fascino e colore a ogni angolatura, e da qualsiasi punto la si contempli.
Stiamo parlando di una città-cartolina, famosa per la sua caratteristica conformazione geografica, col suo mare e il suo golfo, il vesuvio e le colline, i palazzi antichi illuminati dal sole...
Sono tanti i punti strategici da dove ammirare il panorama di Napoli. Qui elenco i 6 punti panoramici più belli, da dove ho scattato foto indimenticabili:
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Terrazza di Sant Antonio a Posillipo: il mio preferito, si vede la tipica immagine del golfo e il lungomare e Mergellina, il castel dell'Ovo in acqua, la collina del Vomero col Castel Sant'Elmo.
(Come arrivare: metro linea 2, fermata Mergellina. Poi funicolare di Mergellina, fermta S.Antonio.)



Certosa di San Martino al Vomero:  un altro punto strategico, proprio fuori Castel Sant'Elmo. Quindi si vede quello c'è alle spalle del panorama precedente. Si vedono il centro storico, Spaccanapoli e il Porto.
(Come arrivare: funicolare di Montesanto, fermata Morghen. Oppure Funicolare Centrale, fermata Fuga. Oppure metro Linea 1, fermata Vanvitelli, e tratto a piedi.)



Marechiaro: forse il più romantico e affascinante panorama di Napoli, visto da Marechiaro a Posillipo. Laddove c'è la famose fenestrella (nella foto), che ha ispirato il cantautore Di Giacomo. In lontananza, il Vesuvio, e il mare con le sue barche.
(Come arrivare: un pò fuorimano, conviene andare in macchina, seguendo la discesa per Marechiaro da Posillipo)



Castel dell'Ovo: un pò insolito vedere il panorama da sopra il castello a mare. Da un lato si vede il Vesuvio con il porto e il centro direzionale, dall'altro lato (quello migliore, in foto) si vedono Posillipo, Mergellina, il lungomare, la villa comunale e il Castel Sant'Elmo.
(Come arrivare: si arriva a piedi da piazza Trieste e Trento, o a piedi dalla fermata metro Linea 2 Piazza Amedeo, ma è lontano. Poi salire sul tetto del castello. E' gratuito)



Villa Floridiana al Vomero: un belvedere all'interno della villa Floridiana. Si possono ammirare i palazzi di Mergellina e Posillipo, il mare e persino Capri.
(Come arrivare: metro linea 1, fermata Vanvitelli)



Bosco di Capodimonte: dall'altra collina di Napoli, dove c'è il bosco si può ammirare la collina del Vomero col Castel Sant'Elmo, il centro storico bagnato dal mare, la cupola di Piazza Plebiscito e persino Capri.
(Come arrivare: da Museo, autobus  n° C63, 178, 2M)


L'arte dei cartelli

Napoli non è una città noiosa, e lo deve ai suoi cittadini estrosi e geniali. E' questo uno dei pregi di questo popolo a volte chiassoso, ma mai banale, capace di farti ridere anche per un semplice cartello di ammonimento o pubblicitario!
Vi mostro qualche foto scattata in questi due anni in giro per la città, sempre pronto a immortalare lo spirito ironico del Napoletano.








Ma il mio preferito è questo: "Incivile, per colpa tua Napoli è sporca. Per colpa tua i Napoletani per bene devono vergognarsi".





domenica 2 settembre 2012

Made in Naples: la Pizza Margherita

E' il nostro cavallo di battaglia, il marchio indelebile di una città che ha raggiunto fama e gloria nel mondo con la sua specialità.
Molti paesi ne rivendicano le origini, come l'Egitto o la Grecia...ma la storia insegna che il piatto più buono al mondo ha avuto i suoi natali alle pendici del Vesuvio. Già nel 997 esisteva la parola "pizza", che nel volgare latino di Gaeta indicava una focaccia schiacciata. Molte civiltà cucinavano questa pietanza, in quanto semplice e gustosa.

Ma è nel 1889 che inizia la Leggenda: il cuoco Raffaele Esposito, per onorare la Regina Margherita di Savoia, prepara uno speciale impasto a forno, usando gli ingredienti della bandiera italiana: il basilico, la mozzarella e il pomodoro. Diede alla sua creatura il nome della sua regina. Il luogo da cui ebbe origine tutto è  la pizzeria "Pietro...e basta", oggi nota come Pizzeria Brandi, sita dietro Piazza Plebiscito in via Chiaia, uno dei luoghi più turistici e affascinanti di Napoli.
Io ci ho mangiato una volta sola, per via dei prezzi elevati. Ma andava fatto: mangiando qui la pizza posso dire di essermi addentrato nella storia di questa città.




Una poesia di G.Esposito esposta nella Pizzeria Da Michele celebra la Margherita. Nell'ultima strofa, versi emblematici: "...perciò nun e cercate sti pizze complicate, ca fanno male 'a sacca e 'o stommaco patì."
In poche parole, esalta il prezzo basso e la genuinità della Regina delle pizze.






Ciao uagliù!

Ciao a tutti, con questo post inauguro il mio blog su Napoli.
Certo, ne esistono molti di blog che parlano della "città del sole", in maniera negativa o positiva...con questa pagina intendo dare una visione più completa di questa città, così bella ma così sofferta, con le sue bellezze architettoniche e naturali, le sue leggende e incongruenze, le sue stranezze, le sue persone e i suoi strazianti difetti...

Sono uno studente universitario di 20 anni fuori sede...ma questa è la mia città! Sono nato e vissuto a Napoli, che ho lasciato per una decina di anni. L'università è stata l'occasione propizia al mio ritorno.
Ora vivo a tempo pieno la città, e la vedo con occhi diversi, con gli occhi di un uomo maturo attento a ogni piccolo dettaglio o cambiamento, per quanto lento, interessi Napoli.

Racconterò scene di vita quotidiana, iniziative ed eventi, folklore e poesia di una città dai mille volti, miseria e nobiltà, sperando di dare ad altri studenti universitari o anche ai residenti veraci una piccola guida che sappia far innamorare anche i più disillusi.



Cercherò di scrivere piu post possibili a settimana, correlati di foto scattate interamente da me, e argomenti originali e simpatici.
Mi auguro di essere seguito il più possibile, anche da "forestieri".

"Non potete capire Napoli, non capirete mai Napoli!" (Curzio Malaparte, giornalista)